La Domus dei Dolia Nuove indagini archeologiche nella città antica

La riapertura, nell’estate 2009, delle operazioni di scavo nel quartiere etrusco-romano della città di Vetulonia (GR) non ha deluso le aspettative degli archeologi.
L’indagine ha riportato alla luce la parte di una grande domus urbana destinata presumibilmente allo svolgimento di alcune attività funzionali all’economia domestica. L’ampio vano era articolato in vari settori caratterizzati da differenti destinazioni d’uso, includenti lo stoccaggio delle riserve alimentari, custodite entro grandi orci (dolia) rinvenuti in posto ancora in piedi ed anfore vinarie d olearie, e forse la produzione di alimenti specifici, come sembra suggerire la porzione lastricata a pietra forse riservata alla lavorazione delle olive. Il crollo del vano, obliterato sotto uno spesso strato di incendio, ha restituito, oltre a orci, anfore, coppe, piatti, brocche ed altro vasellame da dispensa, ed alle strutture murarie in pietra legate a secco conservate per un’altezza di oltre 1,60 mt. di altezza, anche porzioni del pavimento in cocciopesto, cumuli di mattoni in argilla che completavano l’elevato delle pareti ed alcuni frammenti dell’intonacatura in argilla del soffitto insieme ad un cospicuo numero di tegole piane e coppi semicircolari che formavano la copertura del tetto.
Adiacente alla parte dell’abitazione riservata alla conservazione delle riserve alimentari, si sviluppava, nell’area occidentale della domus, il settore residenziale e di rappresentanza, imperniato sul vano D, ancora in corso di scavo, che poteva costituire, in virtù della sua posizione centrale, l’atrio dell’abitazione, orientato con l’ingresso in direzione della via dei Ciclopi (parallela alla via Ripida, ove si apre la domus di Medea). Dal vano D si accedeva all’interno del vano C che conserva tuttora intatto il piano pavimentale in cocciopesto. La qualità degli arredi marmorei (tre colonnine ed una vaschetta) recuperati all’interno del vano, unitamente a quella degli intonaci dipinti sulle pareti ed alla tipologia della pavimentazione, concorre ad evidenziare un ruolo di rilievo dell’ambiente all’interno della casa, presumibilmente identificabile con quello del triclinium, ove i signori della domus si ritrovavano a consumare i pasti distesi sui letti conviviali (klinai).
Il materiale recuperato nel riempimento del vano (III-I sec. a.C.), consente di fissare la data di distruzione della domus nei primi decenni del I secolo a.C., forse in concomitanza con le azioni di rappresaglia operate da Silla ai danni delle città etrusche che si erano schierate con Mario, all’indomani della vittoria riportata sugli eserciti di quest’ultimo.

Referenze di scavo
Lo scavo è diretto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (Mario Cygielman, Biancamaria Aranguren, coadiuvati da Giuliana Agricoli) in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Castiglione della Pescaia tramite il Direttore scientifico del Museo Civico Archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia Simona Rafanelli, ed eseguito, grazie al finanziamento di alcuni Enti (Comune di Castiglione della Pescaia, Fondazione Monte dei Paschi di Siena), dall’Impresa Intrageo di Todi (C. Cerquaglia, F. Pacelli, F. Spiganti, S. Spiganti, S. Trippetti, C. Zoccoli) e dal costituendo Gruppo Archeologico Vetuloniese “Isidoro Falchi” (L. Bai, G. Bai, O. Barbetti, W. Massetti, G. Renzetti, L. Rossi), con l’ausilio delle archeologhe stagiste R. Borgianni, C. Quaratesi e B. Costanzo.