La poesia

Poiché la vita fugge
e chi tenta di ricacciarla indietro
rientra nel gomitolo primigenio,
dove potremo occultare, se tentiamo
con rudimenti o peggio di sopravvivere,
gli oggetti che ci parvero
non peritura parte di noi stessi?

Eugenio Montale, Poiché la vita fugge

Il primo incontro tra Montale e Irma

Nell'estate del 1933 si presenta al Gabinetto Vieusseux di Firenze, chiedendo del Direttore, una giovane, affascinante ricercatrice americana. Irma Brandeis, è di New York, di origine ebraica, studia Dante. Ha letto Ossi di seppia, li considera una delle raccolte poetiche più importanti dell'epoca, e vuole assolutamente conoscere ed intervistare l'autore, Eugenio Montale. Il poeta e la ragazza americana faranno alcuni viaggi insieme, in Italia, visitando anche siti archeologici.

La vita con la "Mosca" e la guerra

Montale ha già da anni un legame d'affetto con Drusilla Tanzi, la "Mosca", cantata in molte poesie. Giunta a conoscenza dell'amore di Montale per la Brandeis, Drusilla minaccia il suicidio e sarà proprio il poeta a salvarla. Intanto Hitler non nasconde le sue intenzioni di guerra, per Irma, rientrata in America con l'uscita delle leggi razziali, è sempre più difficile tornare in Europa, Montale ha firmato il Manifesto di Croce degli intellettuali antifascisti e perde l'incarico al Vieusseux.

Video intervista a Marco Sonzogni e Simona Rafanelli

Clizia e il pegno d'amore

La Brandeis abita il cuore e i versi del poeta con il nome di Clizia. Nel 1939, l’intera raccolta de Le Occasioni è dominata dalla presenza di Clizia. Dopo la morte di Montale uscirà il carteggio tra i due, coinvolgente e tragicamente malinconico. Il poeta ligure aveva promesso a Clizia un "amuleto etrusco" e più di una volta accenna alle sue difficoltà per venirne in possesso. Non si era mai trovata la prova certa che Montale avesse mai acquistato e inviato negli USA questo pegno d'amore per Irma.

Il guindolo del tempo

Marco Sonzogni, italianista e poeta, docente presso l'Università di Wellington (Nuova Zelanda), ha studiato le preziose carte della Brandeis. Al termine di questa ricerca, grazie a Jean Cook, amica di Irma e custode delle sue ultime memorie, riceve in dono un astuccio dentro il quale era riposto il piccolo pendaglio etrusco inviato da Montale ad Irma, accompagnato da un autografo di Irma con la dicitura "Il pegno". Il pegno è in bronzo, coronava un nettaunghie etrusco-piceno posto sul corpo di una principessa morta duemilasettecento anni fa e riproduce l'immagine di una figurina femminile nuda, una sorta di piccola Venere o dea della fertilità, della riproduzione e della vita.